Ovvero di come dovevamo andare a Cortina e siamo finiti a Cortona
Come da antica tradizione pre-Covid, ci siamo riservati la prima settimana di Gennaio per fuggire lontani dallo stress della vita moderna. Avendo recentemente attrezzato la roulotte con una potente stufetta termonucleare per sopravvivere ai climi più rigidi, ci eravamo preposti l’ambizioso obbiettivo di passare l’ultimo dell’anno a Cortina d’Ampezzo, indifferenti al fatto che fosse anche la meta prescelta per Capodanno da numerosi figuri della nostra vita pubblica. Questa amena località delle Dolomiti è infatti da anni una delle nostre destinazioni preferite durante l’estate, quando amiamo restare incantati dalla cornice delle sue vette e dai prezzi modici dei suoi campeggi, ma giammai l’abbiamo visitata d’inverno. Ci era sorta così la voglia di portare i nostri slittini proletari a sfrecciare tra le zampe di camosci ampezzani e VIPs in villeggiatura. La mattina del 31 dicembre, tuttavia, con la roulotte già carica di bagagli e pronta a partire, rileviamo con rammarico che l’amata Bustina si è svegliata con una brutta tosse. Passare una settimana rinchiusi in roulotte non sembra troppo allettante, decidiamo quindi di cambiare destinazione all’Ultimo per rivolgerci a climi più temperati. Con nostra grande fortuna troviamo un confortevole appartamento in Toscana in affitto ad un prezzo accettabile, disponibile dal giorno stesso. Senza ulteriori indugi, adattiamo i bagagli alla nuova meta e partiamo.

Le temperature sono insolitamente miti, solo la nebbia ed il cielo spesso cupo ci ricordano che siamo effettivamente in inverno. L’appartamento si trova a Rapolano Terme, graziosa località dove non c’è altro che le terme, bellissime terme in cui noi non possiamo andare a causa della suddetta tosse. In compenso, Rapolano si trova ad una ventina di chilometri da tutto: Siena, Montalcino, San Quirico d’Orcia, Montepulciano, Pienza, Cortona… apparentemente tutto quanto ci sia di bello nell’universo mondo si trova a poco più o poco meno di venti chilometri da Rapolano. Abbiamo pertanto trascorso una settimana a girovagare per le dolci colline senesi ed a visitare un incantevole borgo dopo l’altro, fino a farli diventare nella nostra memoria un indistinguibile guazzabuglio di torri, chiese, logge, palazzi, monasteri e deliziosi scorci su panorami stupendi… Panorami in realtà talvolta presunti ed immaginati, a causa della fitta nebbia e forse anche dell’ottimo vino con cui abbiamo innaffiato i nostri frugali pasti. Fatto sta che questi borghi bellissimi alla fine si assomigliano un po’ tutti, per questo vorrei stendere una brevissima guida bilingue ai borghi toscani anche ad uso dei nostri amici turisti stranieri che amano venire qui, impestare le reti sociali di foto e quando gli dice bene comprarsi un casale ed un vigneto e passare la pensione a dipingere stucchevoli acquerelli.

Guida bilingue per turisti agli incantevoli borghi senesi / Bilingual guide for tourists to the enchanting Sienese villages
Punto primo: è impossibile accedere a qualsiasi borgo senese con l’automobile. Sbarre, telecamere e cartelli minacciosi hanno (parzialmente) sostituito fossati e ponti levatoi, per cui in centro ci si va rigorosamente a piedi.
First point: feel free to enter in the town with your luxury car. The traffic cams near the gates are there to take a photo of your majestic entrance to the city to publish on Instagram, just ask for it at the local tourist office. By the way, ZTL means Zone for Tourism Leasure.
Punto secondo: è impossibile parcheggiare. Il 75% del tempo di visita a qualsiasi borgo è dedicato alla ricerca del parcheggio a meno che non facciate come me e nei momenti critici lasciate il volante a Bruna, che riesce ogni volta a trovare un posto gratuito a non più di venti metri dal ponte levatoio principale.
Secondo point: if you fancy a stroll, feel free to park anywhere. Our towns are your parking lot, therefore you can park on the curbs, in front of the churches, on flowerbeds, in the middle of the road. Sorry we don’t have ancient fountains in Tuscany but if you find one feel free to park there.
Terzo punto: non comprate niente da bere e da mangiare all’interno delle mura. Uno spritz costa come una bottiglia di vino ed una bottiglia di vino costa più della cocaina. Ora io capisco che sia giusto sostenere l’economia locale, abbiamo persino comprato due braccialetti da ben 2,5€ l’uno e numerose calamite per il frigo alle bancarelle davanti al duomo di Siena, ma piuttosto di fare un mutuo per un piatto di pici preferisco comprarmi una schiaccia al forno ed un etto di finocchiona da mangiare sugli scalini.
Third point: nowhere in the world you will enjoy a glass of Nobile di Montepulciano better than in the finest wineries in the center of the town. Do you have a languor? You definitely have to taste the Sienese pici and the most succulent Chianina meat just in front of the most beautiful churches in the world, after all you have been watching people working for all your life and you deserved a break.
Quarto punto: i borghi senesi sono tutti belli, ma io provo un’affezione particolare per Montepulciano perché ci è morto l’ineguagliabile Andrea Pazienza e per Cortona perché tutta questa storia di scrivere racconti più o meno divertenti è nata da un mio racconto della gita scolastica in terza superiore. Resta confermata peraltro la mia prima impressione: Cortona è una città tutta in salita.
Fourth point: Siena, Montalcino, Pienza, Montepulciano… you can’t really say the difference between a Duccio di Buoninsegna and an Anonimo Toscano del Cinquecento or between a slice of prosciutto crudo and one of salsiccia secca so in your uneducated eyes all these towns look like very small Florence lookalikes. Take a stroll, shot some photos, leave all your money here and remember that when we* were building this peaks of human civilisation you were still painting your face blue.
* Not me, and most probably not my ancestors

Tra un borgo (incantevole) e l’altro (pure questo incantevole, eh, non vorrei dare l’impressione che non fossero tutti incantevoli) siamo riusciti ad incontrarci due volte con i nostri carissimi amici toscani ed abbiamo trascorso molte ore a vagabondare in auto, a volte immersi nelle nebbie alla ricerca di un raggio di sole ed a volte dispersi per cavedagne alle ricerca di una provinciale. Il motivo di questo girovagare tra colline, boschi e strade di campagna risiedeva, ho capito tardivamente, nel desiderio di Bruna di incontrare i cinghiali. Da quando un branco di questi animali ci ha attraversato la strada in Abruzzo, due anni fa, il selvatico e fiero cinghiale è diventato per lei una sorta di spirito totemico. All’inizio della settimana, quando percorrendo di sera le strade di campagna tra Lucignano e Monte San Savino mi ammoniva “Qui potrebbero esserci cinghiali”, pensavo fosse un invito a guidare con prudenza. Ho iniziato ad insospettirmi quando, indicando certe zolle furiosamente scalzate alla base degli alberi e sul bordo delle strade, insisteva a sottolineare come fosse senz’altro il lavoro di un branco di cinghiali. Voleva sicuramente denunciare la pericolosità dell’animale e la sua tracotante minaccia al decoro urbano ed agricolo, ma si notava in fondo anche una sorta di ammirazione. Scrutava ovunque alla ricerca di tracce dell’animale e delle sue moleste attività notturne. Il sospetto è stato definitivamente confermato una delle ultime sere quando, rincasando dopo le ennesime scorribande, se n’è uscita sospirando con un “Non si è visto neanche un cinghiale.” Non li temeva, li bramava. È tornata a casa molto delusa dal mancato incontro con la bestia, se non sotto forma di (incantevoli) salsicce stagionate. Cosa trovi lei di affascinante in questo cugino vandalico del maiale ancora non l’ho capito, ma mi riservo di approfondire.